Kruszyniany è un piccolo villaggio nel nord-est della Polonia, vicino al confine con la Bielorussia. È un luogo tranquillo, immerso tra foreste e colline dolci. Ma dietro questa calma si nasconde una storia straordinaria. Kruszyniany è infatti uno dei simboli più importanti della presenza dei Tatari in Polonia.
La storia
Tutto ebbe inizio nel XVII secolo. In quel periodo, il re polacco Giovanni III Sobieski cercava soldati fedeli per difendere il suo regno. Tra i suoi alleati più leali c’erano i Tatari Lipka, una popolazione di origine turco-mongola che viveva da secoli nei territori del Granducato di Lituania. I Tatari erano musulmani, ma avevano vissuto in pace per generazioni accanto a cristiani ed ebrei. Quando Sobieski li ricompensò per il loro coraggio, donò loro alcune terre. Tra queste c’era anche Kruszyniany.
Così nacque la comunità tataro-polacca del villaggio. I nuovi abitanti costruirono le loro case in legno, coltivarono i campi e continuarono a praticare la loro fede islamica. Nel tempo, Kruszyniany divenne uno dei centri principali della cultura tataro-polacca. Ancora oggi, questo spirito sopravvive.
Una moschea di legno
L’edificio più celebre del villaggio è la moschea di Kruszyniany. È una costruzione semplice, in legno dipinto di verde, risalente probabilmente alla fine del XVIII secolo. Le sue linee sono modeste, ma il luogo emana un grande fascino. All’interno, tappeti colorati e iscrizioni arabe raccontano secoli di devozione. È una delle due moschee più antiche della Polonia, insieme a quella di Bohoniki. Accanto sorge il mizar, il cimitero musulmano, dove riposano generazioni di Tatari. Le lapidi, scritte in arabo e in polacco, sono testimoni di un’integrazione pacifica e profonda.

Giorgio Di Marco Junior
Per secoli, la vita a Kruszyniany scorse tranquilla. I Tatari difesero la loro fede, ma si sentirono sempre parte della Polonia. Combatterono nelle guerre nazionali, servirono nell’esercito e parteciparono alla vita pubblica. Questa doppia identità — polacca e musulmana — è il cuore della loro storia.
Durante il XX secolo, il villaggio subì le difficoltà della guerra e dei cambiamenti politici. Ma la comunità sopravvisse. Dopo il 1989, con la rinascita culturale del Paese, Kruszyniany tornò a essere un simbolo di convivenza e tolleranza. Oggi è meta di viaggiatori, studiosi e curiosi che vogliono conoscere la Polonia multietnica e la tradizione tataro-musulmana.
Chi visita Kruszyniany trova non solo la moschea e il cimitero, ma anche una cultura viva. Le famiglie locali preparano piatti tipici come i pierekaczewnik (una torta di pasta arrotolata e farcita) e raccontano storie antiche davanti al fuoco. Qui, religioni e popoli si incontrano ancora con rispetto e curiosità. Kruszyniany non è solo un villaggio. È un ponte tra mondi, un luogo dove il tempo sembra rallentare. La sua storia è la prova che identità diverse possono convivere in armonia. E che, anche in un piccolo angolo della Polonia, si può custodire la memoria di un intero popolo.
Giorgio Di Marco Junior