La storia della piccola repubblica baltica si intreccia con quella della sua capitale :
Riga, capitale della Lettonia, dal passato sovietico all’ indipendenza.
Terminata la Seconda guerra mondiale, la città entrò nell’Unione Sovietica,
anche se la prima annessione avvenne nel 1940, in seguito al Patto Molotov-Ribbentrop.
Molti lettoni furono deportati in Siberia o repressi dalle autorità.
La cultura nazionale fu ostacolata, mentre dominava l’ideologia comunista.
L’urbanistica della città cambiò con edifici in stile sovietico.
Nuovi quartieri industriali sorsero attorno al centro storico medievale.
L’economia fu integrata nel sistema pianificato dell’URSS.
Molti lavoratori russi furono trasferiti a Riga, alterando la composizione demografica.
Nonostante la repressione, Riga rimase un centro culturale importante.
Gli intellettuali lettoni cercarono di preservare lingua e tradizioni.
La musica, il folklore e la letteratura diventarono strumenti di resistenza silenziosa.
La cattedrale del Duomo e altri luoghi simbolici restarono riferimenti nazionali.
La città custodiva ancora l’anima lettone, pur sotto dominio straniero.
I primi segni di cambiamento
Negli anni ’80 la situazione iniziò a mutare.
Le politiche di riforma di Gorbaciov, Perestrojka e Glasnost, aprirono spazi di libertà.
In Lettonia nacquero movimenti per la difesa della lingua nazionale.
Nella Capitale Riga si organizzarono manifestazioni pacifiche contro il regime sovietico.
Nel 1988 fu fondato il Fronte Popolare della Lettonia.
La Via Baltica
Un momento storico fu la Via Baltica del 1989.
Due milioni di persone formarono una catena umana tra Lituania, Lettonia ed Estonia.
Da Tallinn a Vilnius, passando per Riga, la protesta richiamava l’attenzione mondiale.
Era una richiesta pacifica di indipendenza e libertà nazionale.
L’immagine rimase simbolo della lotta baltica contro il dominio sovietico.
L’indipendenza della Lettonia
Il crollo dell’Unione Sovietica accelerò il processo.
Nel 1990 il parlamento lettone dichiarò il ripristino della sovranità,
conseguentemente Riga divenne il cuore politico e simbolico della rinascita nazionale.
un anno dopo i carri armati sovietici tentarono di reprimere la resistenza.
I cittadini difesero edifici strategici con barricate e manifestazioni pacifiche.
Il 21 agosto 1991 la Lettonia proclamò ufficialmente l’indipendenza.
Pochi giorni dopo, l’Unione Sovietica riconobbe la decisione.
La repubblica Baltica celebrò il ritorno della libertà dopo mezzo secolo di occupazione.
La bandiera lettone tornò a sventolare sugli edifici pubblici.
dopo l’indipendenza
Con l’indipendenza Riga affrontò grandi sfide politiche ed economiche.
Il passaggio all’economia di mercato fu difficile e complesso.
Molti settori industriali sovietici crollarono rapidamente.
Allo stesso tempo la città riscoprì la sua identità europea.
Negli anni seguenti Riga si aprì a turismo e cultura.La città venne restaurata, valorizzando il centro storico medievale.
L’Art Nouveau di Riga divenne patrimonio UNESCO nel 1997.
Università, musei e istituzioni culturali rifiorirono con nuovo slancio.
L’adesione alla NATO e all’Unione Europea nel 2004 consolidò il percorso.
Oggi la Lettonia ha una capitale moderna e dinamica: Riga.
È ponte tra la memoria del passato e il futuro europeo, dal passato sovietico alla riconquistata indipendenza.
La città conserva cicatrici del periodo sovietico, ma guarda avanti.
Monumenti, musei e testimonianze raccontano la lotta per la libertà.
Ogni angolo ricorda la forza di un popolo che ha resistito.
Il passato sovietico resta una memoria dolorosa, ma a differenza delle altre due nazioni baltiche è dove si parla più frequentemente russo.
Nel mio visitare non solo Riga ma anche altre parti della Lettonia ho notato che molti lettoni parlano tra loro il russo e non sempre il lettone.
Ma tutti rimangono aperti ed ospitali verso il turista. Una nazione da scoprire in ogni suo angolo
Giorgio Di Marco Junior